La questione italiana by Francesco Barbagallo

La questione italiana by Francesco Barbagallo

autore:Francesco Barbagallo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-04-04T04:00:00+00:00


VI

IL MEZZOGIORNO AL CENTRO DELLA RINASCITA NAZIONALE

La terra e i contadini: Guido Dorso e Manlio Rossi-Doria

Caduto il fascismo e crollato il Regno d'Italia, saranno invece gli agrari siciliani a riprendere l'iniziativa e a cercare di ricontrattare il loro ruolo nel nuovo assetto politico che si dovrà definire nella penisola. O, ancora meglio, a rimettere in discussione lo Stato unitario e a puntare sul separatismo dell'isola dall'Italia, senza negarsi di guardare chi agli Stati Uniti, chi all'impero britannico, poco interessati peraltro a questi fantastici progetti.

Il barone Lucio Tasca Bordonaro, grande agrario, diede per tempo alle stampe L'elogio del latifondo siciliano, dichiarandolo il miglior sistema di conduzione agricola per la Sicilia interna.

Il grano della Sicilia tornava importante nella scarsezza e nella fame degli anni della guerra e del dopoguerra e alimentava un mercato nero dove operavano tutte le figure sociali, dai baroni ai banditi.

L'occupazione alleata e la rottura tra le due Italie favorirà l'esplosione in Sicilia del separatismo, guidato da antichi notabili del liberalismo e della massoneria come Andrea Finocchiaro Aprile e Giovanni Guarino Amelia e dall'aristocrazia agraria dei Tasca, Alliata, Arezzo, Notarbartolo, Starrabba. Il Movimento per l'indipendenza della Sicilia (Mis) rilancerà il sicilianismo, ideologia di grandiose aspirazioni nazionali materiata di più limitati interessi locali e sociali, contro i Comitati di liberazione nazionale e contro i partiti democratici che si riorganizzano e combattono contro nazisti e fascisti nel Centro-Nord. Il separatismo si darà un partito armato (Evis), cui aderiranno pure i banditi di Salvatore Giuliano.

Guido Dorso, nell'estate 1944, definirà il separatismo siciliano «l'ultima evoluzione del trasformismo meridionale» e ne denuncerà la contrapposizione al drammatico processo in atto di ricomposizione democratica e antifascista dell'unità italiana: «Mentre i partiti antifascisti a base unitaria si diffondono nell'isola per proseguire ivi, come altrove, l'opera del Risorgimento, e cercare di allargare le basi politiche dello Stato, con l'apporto decisivo di quelle masse, che la rettorica regia accusava di separatismo, il fenomeno aberrante si produce a opera di questi corifei dell'ancien regime che vedono in pericolo il loro chiuso e violento predominio regionale».

Il separatismo riproponeva in modo radicale il vecchio schema ideologico del sicilianismo interclassista a forte direzione proprietaria, che verrà riassorbito nel dopoguerra dentro le forme dell'autonomismo regionale, riconosciuto all'isola con lo statuto speciale, che servì a superare le spinte separatistiche e a riannodare i fili del lacerato tessuto nazionale.

Il Sud viene alla ribalta politica e culturale, dopo la liberazione dall'occupazione tedesca ad opera delle truppe angloamericane, nel convegno di studi sui problemi del Mezzogiorno organizzato dal Partito d'Azione il 3 dicembre 1944 a Bari. Guido Dorso legge il saggio su La classe dirigente del Mezzogiorno.

Manlio Rossi-Doria inizia la sua splendida relazione intitolata La terra: il latifondo e il frazionamento, riconoscendo anzitutto «come Guido Dorso sia oggi davvero il nostro capo spirituale» e fissa un preciso giudizio che mantiene tutto il suo valore, nonostante le negazioni inventate in questi tempi grami. «Il merito di quel gruppo, eterogeneo nella sua composizione e altissimo nella sua ispirazione, cui si è dato il nome di 'meridionalisti', è stato quello di



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